Siamo in Grecia, nel VI secolo avanti Cristo. E’ il mese di Elafebolione – che corrisponde all’incirca ai nostri marzo e aprile – e la natura è in pieno rigoglio. Il mare è calmo, ed invita i naviganti ad affrontare il viaggio ad affrontare per recarsi ad Atene, dove si svolgono le grandi feste in onore di Dionisio.
La città è piena di gente, processioni e spettacoli si succedono senza tregua, satiri e baccanti cantano in “coro” gli inni in onore del nume.
Le feste durano più giorni ed hanno un cerimoniale molto complesso che si riallaccia ad altre feste, ancora più antiche, effettuate in occasione di nascite, nozze o avvenimenti importanti, come la guerra e la pace, con un rituale in cui gli storici ravvisano già le prime forme di teatro. Ma la tradizione lega al nome di Tespi la prima rappresentazione teatrale e, quindi, la nascita del teatro. Ma chi era Tespi? Di lui non sappiamo molto, perché la storia della sua vita si perde nella notte dei temi, ed è spesso sopraffatta dalla leggenda, ma ce lo immaginiamo come un giovane aitante, pieno di entusiasmo e di passione, capace di avere idee innovatrici, molto importanti per l’affermazione del teatro. Correva l’anno 534 a.C. e Pisistrato, per le grandi feste dionisiache di quell’anno, organizzò un concorso destinato alla tragedia, a cui partecipò Tespi.
Il nostro eroe, che era ad un tempo autore ed attore, ebbe la felice intuizione di presentarsi con un lavoro in cui l’attore, e quindi Tespi stesso, dialoga con il coro, cioè con un gruppo di attori, chiamati “coreuti”, che rispondevano all’unisono. Era nato il teatro. Dotato anche di intraprendenza, e di una forte attrattiva per l’avventura, Tespi pensò di portare il suo spettacolo in giro per la Grecia, e allestì un carro che gli serviva per trasferirsi da un paese all’altro e la tempo stesso come palcoscenico. E’ il primo esempio di teatro viaggiante, o ambulante, a cuo è stato dato il nome di “carro di Tespi”.
Ma dobbiamo ricordare Tespi anche per altre importanti innovazioni, che riguardano il trucco degli attori e soprattutto l’impiego della maschera. I seguaci di Dioniso, che era una delle divinità più importanti della Grecia antica, avevano l’abitudine di mascherarsi, coprendosi la testa con delle foglie e tingendosi il viso di nero o di rosso con la fuliggine o il mosto. Tespi trasferì questa usanza sulle scene, aggiunse ai due colori anche il bianco (e per questo adoperò la biacca), e confezionò poi vere e proprie maschere di tela. In seguito le maschere furono eseguite anche con sughero e legno, materiali più resistenti che restarono in uso per tutta l’antichità. Tespi introdusse quindi nel teatro anche il suggestivo elemento della finzione, cioè della deformazione della realtà.
L’esempio di Tespi fu poi seguito da altri autori, tra cui Cherilo e Frinico d’Atene. Cherilo visse ad Atene dalla metà del VI secolo a.C. ai primi decenni del V secolo. Scrisse circa 160 drammi e conquistò vari premi, ma delle sue opere sono giunti sino a noi solo brevi frammenti.
A Frinico, poeta tragico dello stesso periodo, nato ad Atene e morto probabilmente in Sicilia, è attribuita l’introduzione dei ruoli femminili, sostenuti pero da uomini, come era l’usanza del tempo; inoltre perfeziono il dialogo e, con diversi accorgimenti, abbellì le rappresentazioni teatrali.
E di Frinico si ricorda anche la dolcezza della musica che usò abbondantemente nelle tragedie. Fin da quei tempi lontani, infatti, la musica era parte integrante degli spettacoli. I greci, come già gli egizi e i sumeri, non amavano i grandi complessi orchestrali, ma si servivano di pochi strumenti a corda e a fiato, cetra e lira particolarmente, a cui raramente aggiungevano quelli a percussione. Grande rilievo era dato alla parte vocale.
Il fascino del leggendario carro di Tespi non è svanito col tempo,e nel nostro secolo questa denominazione è stata usata per particolari spettacoli – teatrali o musicali – effettuati con un teatro mobile, cioè smontabile, di grandi dimensioni, dotato di palcoscenico girevole e di ogni alro accorgimento tecnico, e con duemila posti a sedere.