Caccia fotografica

Quando gli uomini vivevano soltanto di caccia si calcola che non potevano esserci più di sei milioni di individui sparsi sulle terre emerse del nostro pianeta.
Tale è, infatti, il numero di uomini, donne e bambini che potevano vivere in equilibrio con la selvaggina allora esistente.

Quando la popolazione umana aumentava, aumentava anche la caccia; quando la caccia aumentava troppo, la selvaggina diminuiva; quando la selvaggina diminuiva, le carestie riportavano la popolazione umana nei limiti numerici di partenza.

Se dunque un pianeta vergine, intatto, tutto selve, savane, praterie, era in equilibrio con meno di tre milioni di cacciatori (considerando tali i soli maschi adulti), come può oggi il nostro pianeta, tutto coperto di strade, di città, di industrie e di campi coltivati, sopportare più di due milioni di cacciatori, per di più armati di fucile e non più di pietra o armi rudimentali?
La maggior parte della gente vive, oggi, in città o in grossi centri; nei giorni di festa il bisogno della natura spinge tutti o quasi a cercare il verde e l’aria pura nei boschi e nelle campagne.

Perché non si incontra mai un animale selvatico, uno scoiattolo, un camoscio, un cervo o un daino, un uccellino che ci venga a mangiare nelle mani?
Non può succedere, sia perché gli animali sono rarissimi o addirittura assenti da certi territori, sia perché quei pochi che rimangono sono terrorizzati dall’uomo; è il triste risultato di una caccia spietata e sregolata.

Oggi non abbiamo avuto la conferma scientifica che gli animali provano emozioni e sono moto più intelligenti di quanto in passato si riteneva. Non è immorale ucciderli per divertimento?
Lasciamoli vivere in pace e moltiplicarsi, lasciamo che si mostrino in tutta la loro straordinaria bellezza, lasciamo che prendano confidenza con noi e che si abituino a farsi avvicinare.

E il primitivo istinto di cacciatore dell’uomo, quella sua innata smania di cercare, scovare, inseguire, catturare la preda?
C’è una risposta a questa domanda, si chiama caccia fotografica.

Sopra: un cavaliere d’Italia in volo; a destra: una coturnice sul terreno. Sono ancora vivi.
Questa volta il cacciatore non ha premuto il grilletto di un fucile ma il pulsante di scatto di una macchina fotografica.

Due bellissime immagini sono le “prede” da mostrare agli amici con orgoglio; immagini che rimarranno per tutta la vita a ricordo dell’emozione di quel momento.

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